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7 strategie per ridurre la frequenza di rimbalzo del tuo sito

La frequenza di rimbalzo, conosciuta tra gli esperti SEO anche con il termine di “bounce rate”, rappresenta uno dei parametri fondamentali nel valutare la qualità di un sito web.

È un indicatore attendibile di quanto il sito sia effettivamente apprezzato dagli utenti.

Indica infatti il numero di visitatori che abbandonano il dominio senza aver visualizzato più di un pagina o risorsa.

Se questa percentuale è molto elevata (oltre il 60%) significa che c’è qualcosa che non va, qualcosa che disincentiva (o non incentiva) gli utenti a proseguire nell’esplorazione del sito.

La cosa allarmante, purtroppo, è che questo parametro incide anche sul ranking nei motori di ricerca.

Pertanto il rischio è quello di vedere “retrocedere” il proprio sito proprio a causa di una frequenza di rimbalzo troppo elevata.

Ma da cosa può dipendere un bounce rate troppo alto?

Dalla qualità dei contenuti, certamente, ma anche da molti altri fattori che possono essere “aggiustati” per correggere il “tiro” e creare le condizioni favorevoli per una migliore navigazione da parte degli utenti.

Vediamone insieme alcuni.

 

Fattori che influenza la frequenza di rimbalzo

La velocità di caricamento della pagina di atterraggio può incidere in maniera importante sulla frequenza di rimbalzo. Il motivo è molto semplice: se una pagina si carica lentamente è più probabile che sia subito abbandonata dall’utente. Quindi è bene “lavorare” sul parametro velocità in modo evitare il rischio di abbandono prematuro.

Un altro fattoro decisivo è certamente l’ottimizzazione delle pagine per la visualizzazione su dispositivi mobile. In questo caso ti consigliamo di utilizzare lo standard AMP di Google, perché oltre ottimizzare le pagine secondo le direttive del motore di ricerca, riduce anche la velocità di caricamente delle pagine stesse.

Le call-to-action sono una naturale via di accesso ad altre risorse pubblicato sul sito. Il loro obiettivo è quello di attirare l’attenzione degli utenti e indurli a cliccare. Rappresentano quindi lo strumento perfetto per ridurre la frequenza di rimbalzo. Per questo una buona call-to-action deve essere chiara, concisa e immediatemente comprensibile.

Stesso discorso vale per il menu di navigazione che rappresenta lo strumento anti-bounce rate per eccellenza, a patto che sia sempre perfettamente visibile all’utente su ogni dispositivo e in ogni condizione di visualizzazione.

Nel caso di un sito e-commerce, la pagina di ogni singolo prodotto è quella più importante. Come dovrebbe essere per abbassare la frequenza di rimbalzo? Semplice, lineare e con pulsanti ben evidenza.

Infine vi segnaliamo la possibilità di sfruttare le case history come elemento coinvolgente e punto di accesso ad altre pagine. Gli utenti sono continuamente alla ricerca di prove e conferme e le case history rappresentano certamente un fattore in grado di catturare la loro attenzione.

Quelli appena elencati sono in realtà solo alcuni fattori in grado di incidere sulla frequenza di rimbalzo. Nei prossimi articoli ci sarà occasione di approfondire ulteriormente questo tema.

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