Potrebbe esistere un mondo senza emozioni, fatto solo di razionalità e logica?
Noi crediamo proprio di no. Come potremmo apprezzare la bellezza o avere orrore delle cose brutte senza le emozioni?
Come potremmo relazionarci con gli altri in maniera cooperativa per il bene comune?
Senza citare in ballo la filosofia morale è evidente che l’uomo vive di, per e con le emozioni. Siamo fatti per emozionarci, non per calcolare.
Ecco perché tendenze come quelle dell’emotional design sono oggi così apprezzate.
Emotional design: riscoperta e salvaguardia dell’emotività
Nell’ipertecnologicizzazione selvaggia in cui siamo immersi la riscoperta e la salvaguardia dell’emotività sono obiettivi (talvolta incosapevoli) cari a molti.
Quando si parla di emotional design è evidente che le emozioni giocano un ruolo centrale.
Partiamo da un presupposto fondamentale: per essere un ottimo designer, non è sufficiente sapere come reagiranno i nostri utenti.
Bisogna indagare il perché reagiscono in un certo modo.
Perché alcuni apprezzano e sono coinvolti da ciò che facciamo mentre altri no?
Nel suo epocale libro “Emotional design: why we love everyday things” Don Norman prende in esame questi aspetti individuando 3 modalità per la progettazione di un design emotivo.
Per una mente logica e puramente razionale gli oggetti dovrebbero essere per lo più funzionali a uno scopo.
Secondo Don Norman, e anche secondo noi, questo non basta. Gli oggetti devono emozionare attraverso un’esperienza di design non semplicemente utile ma anche “espansiva” e gratificante per l’animo.
Tutto questo crediamo sia valido non solo per gli oggetti, ma anche per i progetti di graphic design.
Design viscerale, comportamentale, riflessivo
Come dicevamo Norman distingue 3 livelli dell’emotional design:
- Il livello viscerale è quello che “parla” al cervello primitivo dell’uomo, quello che reagisce intuitivamente e istintivamente agli input provenienti dall’esterno. Colori, forme e consistenza dei materiali sono in grado di suscitare sensazioni immediate e coinvolgere le persone in modo appunto in modo viscerale.
- Il livello comportamentale è il livello dell’interazione tra la persona e l’oggetto di design. Entra in gioco quindi l’usabilità e la fluidità con cui l’utente si interfaccia con la realtà. In questo caso si parla di emotional design come strumento in grado di favorire l’implementazione di funzioni efficaci e prestazioni in linea con le aspettative. Questo livello è tipico del design per siti web e delle piattaforme digitali.
- Il livello riflessivo dell’emotional design è quello che più ha a che vedere con la logica e la parte razionale, ma ovviamente è la parte emotiva a farla da padrone. Ciò che conta in questo caso è la sensazione di piacevolezza che si avverte dopo aver utilizzato l’oggetto o aver avuto esperienza diretta con il design. Questo innesca il livello riflessivo che giustifica (ecco qui la parte razionale) qualunque utilizzo successivo.
Combinando questi 3 livelli secondo Norman è possibile dar vita a design dal forte impatto emotivo e quindi capace di suscitare un forte interesse sa parte del proprio pubblico.