Viviamo immersi nel cultura del sé. Ognuno di noi si manifesta e costruisce la propria identità lasciando traccia di sé nel mondo, sia fisico che virtuale.
La nostra identità è costruire nel rapporto con gli altri, con l’ambiente e con i nostri stessi artefatti.
Per questo motivo ogni artista, designer o illustratore ambisce a lasciare il segno nelle opere frutto del proprio ingegno.
In questo scenario i bias ricoprono un ruolo importante perché vanno a frapporsi tra soggetto e realtà alterandone la percezione.
È importante quindi per un graphic designer comprendere come questi bias agiscono nella sua mente e come intervengono nel processo di creazione.
In questo articolo cercheremo di offrirvi qualche interessante spunto a tal proposito.
4 bias limitanti per un graphic designer
- Il bias di conferma è forse quello più conosciuto. Ampiamente sfruttato in ambito marketing il bias di conferma è quell’impulso naturale che ci induce a cercare le prove che confermano le nostre convinzioni e credenze. Nella progettazione grafica esso influisce subdolamente nella fase di preparazione precludendoci di fatto molte possibilità a livello creativo.
- Simile è il bias di ancoraggio che consiste in quella distorsione psicologica che ci porta a rimanere ancorati all’elemento grafico o concettuale che abbiamo appena trattato. Tutto ciò che avviene dopo è inevitabilmente unfluenzato dall’”ancora” di partenza. Per questo a volte è bene fare una pausa e cercare di vedere il proprio operato in maniera più distaccata.
- L’effetto Hawthorne è un altro bias da tenere ben presente perché può influire enormemente sul processo creativo. In pratica consiste nel prendere consapevolezza di essere osservati mentre si sta facendo una cosa. Questo può indurre effetti psicologici opposti a seconda del soggetto: lo può condizionare positivamente stimolando la sua creatività, o al contrario può inibirlo e quindi frenare la sua inventiva.
- Quanto appena detto si lega anche al bias di desiderabilità sociale ovvero quella distorsione cognitiva che ci spinge a desiderare di essere integrati al gruppo sociale a cui vogliamo appartenere e quindi a conformarci alle sue regole morali ed estetiche. Da ciò derivano i rischi del conformismo e della standardizzazione. E la creatività? Ciaone…
Il punto è questo:
I graphic designer devono avere la libertà creativa di far evolvere il loro design in modo da risolvere i problemi e produrre risultati significativi, innovativi e originali.
Per ottenere ciò non possono e non devono attenersi rigidamente alle regole convenzionali e limitanti alimentate dai bias di cui sopra.
Devono invece liberarsi dalle catene del conformismo rafforzate dalle distorsione cognitive e volare in alto, sulle ali di una fantasia pura e absoluta…