La pubblicità non è solo uno strumento di vendita.
O meglio, dobbiamo prima capire bene che cosa intendiamo con la parola “vendita” o “vendere”.
Significa solo cercare di convincere un potenziale cliente ad acquistare un bene fisico (prodotto) o immateriale (servizio) alla scopo di generare profitto economico?
Insomma, la vendita è solo un fatto economico?
Noi crediamo di no e gli esempi di pubblicità sociale a tema COVID che abbiamo raccolto in questo articolo lo dimostrano.
Cosa significa vendere e fare pubblicità sociale
La vendita è innanzitutto un fatto sociale e psicologico, prima che economico.
Fondamentalmente “vendere” significa convincere qualcun altro della bontà delle proprie idee.
E forse è proprio questa la sua essenza: nella vendita è incluso un atto di convincimento tra “venditore” e “cliente” senza il quale non si opererebbe alcuno scambio.
E quindi ha a che fare più con la persuasione psicologica che con la mera transazione di beni di valore.
Nel senso che lo scambio di beni è solo uno dei tanti in cui la vendita può concludersi e manifestarsi.
Intesa in questo contesto di significato la pubblicità sociale è uno strumento volto a “vendere” al pubblico un’idea di società condivisa e di bene comune.
Ciò che è in gioco è il benessere collettivo e quindi, a cascata, anche individuale.
In questo caso la capacità di suscitare nell’utente empatia è fondamentale per raggiungere l’obiettivo.
Obiettivo che alla fin fine rimane sempre lo stesso, ovvero indurre spontaneamente il “cliente” a compiere l’azione desiderata, sia essa l’acquisto di un prodotto o, come nel caso della pubblicità sociale a tema Covid, tenere un tipo di comportamento socialmente utile.
Senza dilungarci ulteriormente in riflessioni e considerazioni superflue e forse anche un po’ banali, vi invitiamo a dare un’occhiata alle bellissime campagne di pubblicità sociale raccolte a questo link di cui qui di seguito vi mostriamo solo un esempio.
Buona visione.