Un buon logo non nasce mai per caso. Dietro c’è sempre uno studio attento e profondo di quelli che sono i valori del brand a cui si vuole dare forma e immagine.
C’è soprattutto tanta psicologia e creare la perfetta forma di un logo significa prendere in considerazione anche tale aspetto.
Per cui in questo articolo proveremo a introdurre l’uso della psicologia nella definizione della forma di un logo.
Come percepiamo le forme
La mente umana percepisce e assimila informazioni diverse in base alle diverse forme di un logo.
Le linee curve tendono generalmente a veicolare un messaggio positivo, per cui emergono valori positivi legati alla sfera affettività e relazionale, come l’amore, l’amicizia, il confronto proattivo, la partnership, ecc. Tuttavia mentre le curve aperte danno l’idea di movimento e fugacità, quelle chiuse fanno pensare a qualcosa di stabile, definito e quindi degno di fiducia.
Quando invece la forma di un logo è costruita con tratti dritti, quadrati o traingolari, la percezione che si ha è quella di una qualcosa di forte, resistente, professionale e quindi efficiente. Tuttavia se abbinato a colori freddi come il blu e grigio, il logo può apparire un po’ troppo asettico e poco attraente. Per cui ecco un insegnamento importante: le sensazioni della forma possono essere contrastate o rafforzate con un uso oculato del colore.
Per quel che concerne nello specifico le forme triangolari, l’associazione immediata che fa il cervello umano è con il potere, il controllo, la mascolinità, l’aggressività, la forza. Se però le linee si dispongono sul piano dell’orizzonte allora il cervello percepirà sensazioni che hanno a che fare con il senso di comunità, la tranquillità e la calma (piatta).
Tutte queste varianti psicologiche valgono ovviamente anche nell’utilizzo dei font e quindi dei cosiddetti logo tipografici.
Questa è solo un piccola introduzione al ruolo della psicologia nella definizione della forma di un logo. Ti invitiamo pertanto ad approfondire questo tema partendo da questi spunti.