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Come applicare il metodo Konmari nel design

La mente umana possiede un’innata tendenza alla semplificazione.

Semplificare significa infatti ottimizzare l’uso di energie finalizzato alla sopravvivenza della specie.

Questo è il risultato di milioni di anni di evoluzione biologica e cognitiva.

Il problema, tuttavia, è che oggi viviamo in una realtà che si fa via via sempre più complessa e indecifrabile e la nostra mente non riesce a stare al passo con questa continua e rapida spinta al cambiamento.

E per questo abbiamo sempre più “fame” di semplicità.

Il metodo Konmari nasce da questa precisa esigenza e, cosa assai interessante, può essere applicato anche nel campo del design.

Metodo Konmari: che cos’è?

metodo konmari designIl metodo Konmari è uno strumento di decluttering frutto dell’omonimo movimento nato intorno alla figura di Marie Kondo, personaggio TV (puoi vedere anche un serie a lei dedicata su Netflix) ed esperta di riordino degli spazi.

Tale metodo affonda le sue radici nel minimalismo della filosofia giapponese del dodicesimo secolo ma che ha nel minimalismo americano della seconda metà del novecento il suo antenato moderno diventato famoso al motto del “keep it simple”.

Questo bisogno di semplicità di cui accennavamo nell’introduzione lo ritroviamo soprattutto nel disegno grafico e nell’architettura, ma anche nella progettazione di interfacce per app e siti web.

Ecco perché il motodo Konmari può essere applicato anche nel design.

 

5 principi che ritroviamo anche nel design

Senza scendere troppo nello specifico (ti invitiamo ad approfondire autonomamente questo argomento se è di tuo interesse) possiamo tuttavia identificare alcuni principi basilari dal metodo Konmari che ritroviamo anche nel design.

Chiunque lavori in questo settore ha ben chiaro in mente il significato della frase “Less is more”. Ridurre gli elementi grafici disponibili alla vista dell’osservatore migliora la lettura del sistema proprio in ragione del bisogno di semplificazione cognitiva della mente umana di cui si accennava all’inizio. Così, ciò che è “meno” diventa “più”, nel senso di offrire una maggiore comprensione della realtà. Quindi togliere e non aggiungere è l’imperativo che devi sempre tenere a mente.

Un altro principio fondamentale del metodo Konmari che ritroviamo nel design è quello che fa riferimento alla gerarchia degli elementi grafici. Gerarchizzare significa dare all’occhio e quindi alla mente umana un principio di ordine degli elementi. Questo rende la lettura del sistema più semplice e quindi più rapida. E ciò che può essere “consumato” rapidamente è molto apprezzato dalla mente umana, perché richiede meno sforzo e meno consumo energetico.

Il principio di proporzione è collegato direttamente a quello di gerarchia. Anche la proporzione tra i vari elementi in gioco infatti può essere visto come un algoritmo organizzativo. Proporzionare può volere dire anche armonizzare gli spazi in funzione di una migliore capacità di lettura.

Il concetto di “affordance” di un oggetto non è facilmente traducibile in italiano. Potremmo forse tradurlo con l’espressione “proprietà intrinseca e peculiare”. Che cosa significa all’atto pratico e che cosa c’entra con il metodo Konmari e il minimal design? Un elemento dotato di “affordance” è facilmente distinguibile e soprattutto è chiara la sua funzione nel sistema, appunto la proprietà intrinseca e peculiare di cui è portatore. Tradotto: quando disegni un elemento fallo in modo che l’utente ne comprenda la funzione al primo sguardo.

Lo spazio, o meglio il vuoto, aumenta la leggibilità del sistema perché lo semplifica e lo ordina. Non c’è bisogno di aggiungere molto a questa frase e quando si dice “less is more” in fondo ci riferiamo anche a questo. Togliere per aggiungere, creare spazio per creare senso.

Quelli appena esposti sono 5 principi cardine del metodo Konmari e come avrai notato possono essere applicati senza alcuna difficoltà al design. Ti invitiamo pertanto ad approfondire questi argomenti per migliorare l’efficacia dei tuoi progetti.

Image credit: Freepik

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