Che cosa si intende per sindrome dell’impostore?
Per rispondere a questa domanda in realtà dobbiamo farcene un’altra, a monte: che cos’è il successo?
O, se vogliamo essere ancora più filosofici, che cos’è la felicità?
Rispondere a queste domande è fondamentale prima di fare della creatività il proprio mestiere.
Dunque, che cos’è il successo?
La società occidentale ci ha abituati a identificare il successo (e quindi la felicità) con il successo economico e finanziario.
Ci è stato detto che il lavoro, qualunque esso sia, ci aiuta ad essere autonomi e a realizzarci come persona.
Ma è davvero così oggi? Successo economico e successo tout court vogliono dire la stessa cosa?
Non sembra proprio così a ben vedere.
La sindrome dell’impostore nasce proprio da questo misunderstanding interiore: ci sentiamo obbligati a conformarci a determinati modelli di vita e di pensiero e questo ci rende avari nei confronti del mondo esterno.
Da qui nascono le nostre paure: la paura di mostrarsi agli altri, la paura di non essere all’altezza, di essere giudicati, di fare qualcosa di sbagliato.
Non c’è niente di più “bloccante” per un creativo che sentirsi inadeguato.
Come risolvere la sindrome dell’impostore?
Innanzitutto cercando di fare i conti con se stessi e lasciando da parte tutte le convenzioni sociali limitanti.
Non dobbiamo sentirci obbligati a fare nulla, né soprattutto a vestire i panni di qualcuno o qualcosa che non ci appartiene.
La frase più banale e più vera mai detta da un uomo: bisogna essere se stessi.
È banale perché è vera. Non dobbiamo costringere noi stessi ad essere ciò che non vogliamo essere.
Il vero creativo è colui che è in grado di esprimere appieno il proprio potenziale, in qualunque campo.
Questo è ciò che lo fa sentire realizzato, felice.
La paura di fallire
Da un punto di vista sociologico la sindrome dell’impostore ha a che fare con la non accettazione del fallimento e con la tendenza a identificare il fallimento professionale come un giudizio sulla persona prima che sul professionista.
Nei paesi in cui la cultura del fallimento non è accettata dall’opinione pubblica e il giudizio morale sull’operato del singolo è più presente, la sindrome dell’impostore si fa sentire con molta più forza.
Si, ma all’atto pratico, come uscirne?
Non c’è una ricetta magica valida per tutti; ognuno ha bisogno di percorre la propria strada in base alle proprie inclinazioni e secondo i propri tempi.
L’unica vera cosa che può aiutare a superare la sindrome dell’impostore è prendere coscienza che non si è soli al mondo, ma allo stesso tempo isolarsi da tutto e da tutti liberandosi di quei lacci che ci tengono avvinghiati a convenzioni e convinzioni sociali limitanti.
Lasciare andare la resistenza, allentare le briglie e fare, fare, fare, fare… senza pensare!